Miniatori da un antico codice

Miniatori da un antico codice

 

Le antiche tecniche per miniare
PERGAMENA: PROCEDIMENTI PREPARATORI

Il supporto in pergamena che poteva accoglieva miniature a tempera, era anticamente
preparato con polvere d’osso cosparsa per l’intera superficie. Questa poteva essere
cosparsa in polvere o liquida (con l’ausilio di materiali collanti). Se si disegna con lo stiletto metallico si poteva chiarire meglio il disegno fermandolo con dell’inchiostro e allo stesso modo, si potevano ombreggiare i colori. I pigmenti utilizzati nelle miniature erano di origine naturale (vegetali o minerali) e richiedevano l’uso dileganti come gomma, chiara d’uovo o albume.
 
PREPARAZIONE PER LA MINIATURA NEL MEDIOEVO. LA DORATURA
Un processo del tutto particolare sulla pergamena era quello della doratura, che poteva occupare l’intero foglio o limitarsi ad alcune zone. L’oro poteva essere applicato colpennello, dopo essere stato polverizzato e diluito, oppure in sottilissimi fogli. In quest’ ultimo caso si rendeva necessaria una particolare preparazione del supporto. Su questo argomento sono rimaste numerose testimonianze e ricette negli antichi trattati, da cui si deduce che i metodi per dorare a foglia su pergamena erano molteplici: alla base di ciascuno di essi vi era comunque la presenza di una sostanza adesiva atta a far aderire la foglia d’oro al supporto e, prendendo in esame i vari ricettari nel corso dei secoli si deduce che le sostanze più usate erano la chiara d’uovo o colle per lo più ricavate da ritagli di pelle, miste ad altri materiali per conferire una maggiore resistenza alla preparazione, come gesso a cui si potevano aggiungere pigmenti o sostanze coloranti per dare un tono più caldo all’oro. Nel Compositiones ad tigenda musiva (VIII secolo) viene descritto un metodo piuttosto semplice che consisteva nell’applicare della chiara d’uovo, una o due volte. Eraclito invece parla di una mistura composta da ocra stemperata in acqua, colla di ritagli di pelle e chiara d’uovo montata. Anche Teofilo nel XII secolo parla di una preparazione per la doratura a base di chiara d’u ovo.
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Nel XIII secolo viene introdotto l’uso del bolo, e le ricette erano così composte: tre parti di gesso e quattro di bolo mescolate ad una colla fatta di ritagli di pelle da passare tre o quattro volte sulla pergamena. L’alternativa al bolo armeno può essere il giallo zafferano. Il De Arte Illuminandi fornisce suggerimenti simili per la preparazione del supporto, nonché nel Libro dell’Arte di Cennino Cennini si riporta una preparazione fatta con gesso, biacca, zucchero e chiara d’uovo cui poteva essere aggiunto anche del bolo armeno. E’ il più notevole trattato medievale dedicato interamente alla miniatura. Il codice, oggi ritenuto di fine Trecento, è conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli: non vi sono che ipotesi, al momento, riguardo al contesto di origine, alla committenza, alla stessa precisa datazione.
Codice miniato

Codice miniato

“RUBRICA I – DELLE COLLE PER INDORARE
Le colle per fissare l’oro sono queste, cioè la colla cervona, quella di cartapecora, la colla di pesce e simili.
RUBRICA II – DEI LIQUIDI CON CUI SI TEMPERANO I COLORI PER FISSARLI SULLA CARTA
I liquidi con cui si fissano i colori sono questi: cioè l’albume e il tuorlo d’uovo di gallina, la gomma arabica e la gomma adragante disciolte in acqua limpida di sorgente. Talora a raddolcirli è necessaria l’acqua di miele, o di zucchero .
 RUBRICA XIII –
DELL’ ASISO PER FISSARE L’ORO SULLA CARTAPECORA
L’asiso per fissare l’oro sulla cartapecora si fa in molti modi. Io verrò tuttavia esponendone solo qualcuno, esperimentato eccellente. Prendi dunque di quel gesso cotto e purgato, che adoperano i pittori per fissare l’oro sulle tele, cioè del più sottile  quanto ne vorrai e una quarta parte di ottimo bolo armeno: macinalo sopra una pietra di porfido con acqua limpida sino al massimo sminuzzamento; poi, lasciatolo seccare su detta pietra, prendine la quantità che vuoi, mettendo in serbo l’altra parte; macinala con acqua di colla cervona odi cartapecora e mettivi tanto miele quanto giudichi che possa convenientemente addolcirla (<). Ben macinata che sia, metti nel vasetto invetriato e versavi sopra subito delicatamente, senza che la materia si rimescoli, tanta acqua limpida da ricoprirla; e la sostanza sarà subito così rettificata da non formare vescicole o screpolature quando si sarà seccata.
Miniatore al lavoro

Miniatore al lavoro

RUBRICA XIV  –  DEL MODO DI USARLO
Prendi il detto asiso ben temperato, come fu detto, e col pennello a ciò adatto, passalo una prima volta in forma liquida; poi quando sia pressochè essiccato, ripassalo un’altra volta sul primo asiso e ciò fa due o tre volte finchè si veda che sta bene e non sia né troppo spesso né troppo sottile, ma in misura conveniente. Finalmente quando sarà disseccato, raschia delicatamente la superficie con un buon coltello adatto, ripulendo col piede di lepre. Indi prendi dell’albume d’uovo sbattuto con un pennello setoso o con una canna fessa a ciò adattata, come fanno i pittori, e dopo che tutto l’albume sarà ridotta a schiuma,versavi sopra tanta acqua comune o mista con ottimo vino bianco, oppure con un po’ di liscivia, o così semplicemente, chè l’una e l’altra cosa è buona; togline, dopo un po’ di tempo, la schiuma che farà alla superficie e quello che rimarrà sarà buono. Prendine dunque un poco con un pennello a ciò adatto, spargilo con discrezione e saggezza sul detto asiso in modo che questo riceva l’oro e l’argento (<).
RUBRICA XV – 
 
DELLE ACQUE O COLLE NECESSARIE ALL’ ARTE DI MINIARE E ANZITUTTO DELL’ACQUA DI COLLA
Prendi dunque della colla di pelle o di cartapecora, fatta cioè con i ritagli di pergamene,che è migliore, e osserva che quanto più sono belle le cartapecore, tanto migliore e più bianca sarà la colla. Mettila in un vaso invetriato e versavi sopra tanta acqua limpidacomune da coprire bene e abbondantemente la colla stessa, che lascerai bene rammollire. La colla dev’essere chiarissima. Stemperala in seguito a fuoco lento e, se sarà troppo forte, diluiscila con acqua limpida comune e provala in questo modo; prendi questa colla liquefatta col dito, e poni il dito stesso con la mano; se attacca immediatamente il dito è troppo forte per questo lavoro, se invece la prima volta che posi il dito non aderisce ma attacca la seconda o la terza volta la colla è buona puoi usarla.
RUBRICA XVI – DELL’ALBUME D’UOVO E COME SI PREPARA
Le chiare d’uovo di gallina, che sono le migliori, si preparano così: prendi delle uova fresche, uno o due o di più, secondo il bisogno; rompile cautamente ed estrai le chiare separandone la gallatura senza mischiarvi il tuorlo; metti in una scodella invetriata e, con una spugna marina fresca perché è migliore, se l’hai, e se non l’hai, siccome non ven’è abbondanza, purchè sia lavata bene, dimena a lungo con le mani finchè tutto l’albume sia assorbito da essa. La spugna deve essere di tale dimensione da poter assorbire tutta l’anzidetta quantità di albume che hai presa. Allora finalmente spremi nella detta scodella e ripiglia da capo con la spugna finchè non faccia più schiuma e scorra come acqua, e allora adoperala (<). Quando vorrai con essa fissare l’oro, rompila con un pennello di
setole o con una canna fessa, come fu detto sopra.
RUBRICA XVII – DELL’ACQUA DI GOMMA ARABICA
Prendi della gomma arabica bianca e chiara, spezzala in briciole minute o macinala,mettila in un vaso invetriato e sovrapponivi tanta acqua comune da ricoprirla per duedita. Lasciavela per un giorno e una notte, indi ponila per qualche tempo sulle ceneri calde  finchè si disciolga; e come già saggiasti l’acqua di colla, prova anche questa se sia di tempera buona, non troppo forte né troppo debole; poi, colatala attraverso un pannolino, conservala in una ampolla e adoperala.
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RUBRICA XVIII – DELL’ACQUA DI MIELE O DI ZUCCHERO
La soluzione di miele o di zucchero è assai necessaria a temperare l’acqua di colla e l’albume. Si fa così: prendi del miele puro e candido, se ti è possibile; cuocilo a fuoco lento in un ampio vaso invetriato, scacciandone la schiuma finchè sia chiaro; allora versavi dentro molt’ acqua facendo bollire nel vaso invetriato, come si disse sopra, e mettivi un po’di albume d’uovo sbattuto con acqua comune, come fanno gli speziali; se ne mette poco,poiché questo miele è sufficiente. Poni l’albume nel detto miele , lascia bollire insieme, mescolando finchè l’acqua sia evaporata; poi cola attraverso una stamigna o un pannolino e conserva in un’ampolla. In questo modo si può fare anche la soluzione di zucchero.”
CENNINO CENNINI – IL LIBRO DELL’ARTE, O TRATTATO DELLA PITTURA
(Tratto da F. Frezzato- a cura di Cennino Cennini- Il libro dell’arte”, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2006)
Capolettera miniato

Capolettera miniato

CAPITOLO CLVII. In che modo dèi miniare e mettere d’oro in carta.
 Prima, se vuoi miniare, conviene che con piombino o vero stile disegni figure, fogliami,lettere, o quello che tu vuoi, in carta, cioè in libri; poi conviene che con penna sottilmenteraffermi ciò che hai disegnato. Poi ti conviene d’avere d’un colore cioè d’un gesso, il qualesi chiama asiso, e fassi per questo modo, cioè: abbi un poco di gesso sottile, e un poco di biacca, men che per terza parte del gesso; poi togli un poco di candi, men che la biacca.Tria queste cose con acqua chiara sottilissimamente. Poi ‘l ricogli; lascialo seccare sanzasole. Quando ne vuoi adoperare per mettere d’oro, to’ne un poco, quello che per bisogno tifa; e distemperalo con chiara d’uovo bene sbattuta, come di sopra t’hone insegnato. Etempera con essa questo mescuglio. Lascialo seccare. Poi abbi il tuo oro: e con l’alito, esenza alito, il puo’ mettere. E mettudo in su l’oro, abbi il tuo dentello o pietra da brunire, e bruniscilo; ma tieni sotto la carta una tavoletta soda di buono legname, e ben pulita; equivi su brunisci. E sappi che di questo asiso puoi scrivere con penna lettere, campi, e ciòche vuoi; ch’è perfettissimo. E innanzi che lo metta d’oro, guarda s’è di bisogno con puntadi coltellino raderlo, e spianarlo, o nettarlo di niente; ché alcun a volta il tuo pennellettopone più in un luogo che in un altro. Di ciò ti guarda sempre.
CAPITOLO CLVIII. Un altro modo per mettere d’oro in carta
.Se vuoi un’altra maniera d’asiso (ma non è così perfetta, ed è buono a mettere campo d’oro,ma non è da scrivere), togli gesso sottile, e ‘l terzo biacca, e ‘l quarto bolo armeniaco, conun poco di zucchero. Tria tutte queste cose ben sottilmente con chiara d’uovo. Poi all’usatomodo campeggia; lascialo seccare. Poi con punta di coltellino radi e rinetta il tuo gesso.Metti sotto la carta la detta tavoletta, o pietra ben piana, e brunisci. E se caso ve nisse chenon si brunisse bene, quando metti l’oro, bagna il gesso con acqua chiara, con unpennelletto di vaio; e quando è secco, bruniscilo.
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CAPITOLO CLIX. Di un colore simile all’oro, il quale si chiama porporina; e in che modo si fa.
 Io ti voglio mostrare un colore simile all’oro, il quale è buono in carta di questi miniatori, eancora in tavola se n’adoprerebbe; ma guarti come dal fuoco o da veleno che questo colore,il quale si chiama porporina, non si avvicinasse a nessun campo d’oro: ché io t’avviso, chese fusse un campo d’oro mettudo, che tenesse di qui a Roma, e quanto mezzo grano dipanico fusse d’ariento vivo e toccasse questo campo d’oro, è sufficiente a guastarlo tutto. Eil migliore rimedio che possi prestamente avere, si è, con punta di coltellino o di agugellafare un frego sopra lo detto oro: e non andrà impigliando più oltre. Questo colore diporporina si fa per questo modo. Togli sale armeniaco, stagno, zolfo, ariento vivo, tantodell’uno, quanto dell’altro: salvo che meno d’ariento. Metti queste cose in una ampolla diferro, o di rame, o di vetro. Fondi ogni cosa al fuoco; ed è fatto. Poi tempera con chiarad’uovo e con gomma arabica, e mettine e lavorane come ti pare. Se ne fai vestiri, aombra ocon lacca o con azzurro con biffo: sempre i tuo’ colori temperati con gomma arabica incarta.
CAPITOLO CLX. In qual modo si macina l’oro e l’argento, e come si tempera per far verdure e adornamenti, e come si può invernicare il verde terra.
Se vuoi lavorare in tavola, o in carta, o in muro, o dove vuoi, d’oro, ma none in tutto pienosì come in campo d’oro; o volessi lavorare alcuno àlbore che paresse degli àlbori diparadiso; togli i pezzi dell’oro fino, in quantità secondo il lavoro che vuoi fare o volessiscrivere con esso; cioè dieci o venti pezzi. Metteli in su la pietra proferitica, e con chiarad’uovo, bene sbattuta, tria bene il detto oro, e poi il metti in un vasellino invetriato: mettivitanta tempera, che corra o a penna o a pennello; e sì ne puoi fare ogni lavoro che vuoi.Ancora il puoi macinare con gomma arabica in carta: e se fai foglie d’àlbori, mescola conquesto oro un poco di verde, ben sottile macinato, per le foglie scure.E per questo modo, mescolando con altri colori, puoi fare cangianti a tuo senno. Di questocosì fatto oro macinato, o ariento, o oro di metà, tu ne puoi ancor cardare vestiri a modoantico, e farne certi adornamenti, i quali per li altri non molto s’usano, e fànnoti onore. Maciò che ti mostro, convien che per te medesimo adoperi sentimento in saperli ben
guidare…”
Abbiamo intervistato in merito un moderno professionista: il miniatore Massimo Saccon. Di seguito riportiamo gli appunti derivati dal colloquio che ci ha gentilmente concesso.
Pergamena: non è necessaria nessuna preparazione, da preferire quella di capra.
Pergamena con cornice miniata

Pergamena con cornice miniata

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Carta: usare carta pergamenata, vanno bene diversi tipi di carta, dipende da come si comportano per l’assorbimento dell’inchiostro e del colore. Non devono essere troppo assorbenti. Devono essere collate, se danno problemi provare a trattare con fiele di bue.
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Doratura: si fa dopo aver definito il disegno e prima di colorare. Si può fare sia con oro vero, che con oro finto in foglia, che con oro in polvere stemperato con colletta +una punta di miele (che aumenta la fluidità e la scorrevolezza). Sconsiglia l’oro pronto in pastiglia. Si deve stendere su una base di gesso di bologna stemperato con colletta (“ASISO”). Quando il gesso secca si modella la forma precisamente. Poi si stende il bolo ammorbidito con la colletta, si lascia seccare e si liscia. Poi si stende la foglia/si passa la polvere d’oro. Poi si brunisce con pietra agata.
Foglia d'oro per la doratura

Foglia d’oro per la doratura

Ricetta della colletta: 3 parti di colla d’ossa (colla caravella), 3 parti colla di pesce, 4 parti colla coniglio, 10 parti di acqua. La colla di coniglio rende più elastica la colletta, la colletta si può usare così com’è per preparare la base di gesso su pergamene abbastanza rigide, che non tendono ad arrotolarsi tanto e non devono essere molto maneggiate. Se si lavora su carta o sulla pergamena più sottile (velino)si aumenta la percentuale di colla coniglio per rendere più elastica la base di gesso per la doratura per evitare che si spacchi sotto sforzo.
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Inchiostri: devono essere inchiostri calligrafici, di buona qualità. Si applicano con normali pennini.
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Pigmenti: si usano in polvere, si diluiscono con la colletta. Bisogna fare attenzione alla miscibilità dei singoli pigmenti con la colletta: alcuni (soprattutto le terre e quelli a base minerale) si mescolano bene, altri (solitamente quelli organici, tipo lacche) non tanto. I verdi sono difficili, particolari sono: verde vescica (usato più per velature che campiture piatte), terra verde, verde ftalo. Le pennellate devono essere sicure, non tanto spezzettate, soprattutto quando si fanno dei filetti e dei panneggi.
Pigmenti naturali

Pigmenti naturali

Dall’analisi del materiale raccolto abbiamo infine individuato i passaggi principali che portavano alla realizzazione di una miniatura, realizzazione che avveniva, di norma, dopo la scrittura del testo del volume che doveva illustrare:
 
preparazione del supporto
 
realizzazione del disegno preliminare a matita o punta metallica e definizione a inchiostro
 
eventuale doratura
 
stesura dei colori di base
 
realizzazione delle sfumature.
Lo studio del miniatore

Lo studio del miniatore

(Tratto da: “Relazione sullo studio della tecnica della miniatura” –  di Dellapiana Laura, Facciolo Angela, Rostagno Sara – Accademia albertina di belle arti – Torino)